150% DI IMPEGNO, 50% DI VENDITE
Qualcuno suona. Ma non alla porta del Tin Tin Bar, è il telefono. Dal giovedì al sabato, tra le 13:00 e le 16:00, non c'è quasi un momento di pace: è l'orario delle ordinazioni e a prenderle è Benji Blomenhofer, diplomato in contabilità fiscale e cameriere. Intanto il suo socio in affari, Jonas Hald, lavora già da tre ore dietro al bancone: cucina, spreme, centrifuga e lava le bottiglie, come il giorno prima e quello prima ancora.
I clienti adorano i cocktails del Tin Tin Bar, soprattutto perchè gli ingredienti sono senza additivi e vengono preparati dal bar con grande cura e passione.
Qui si possono ordinare drink dai nomi originali come il Melissen Dissen, il Rhabarberbarbara o il Goosy & even more Lucy, venduti in bellissime bottiglie chiuse con un tappo di sughero. I drink si possono ritirare tutti i giorni tra le 17:00 e le 19:00, orario in cui vengono anche consegnate le ordinazioni un po' più consistenti. Un cocktail costa circa 11 euro, è sempre stato così prima dell'arrivo del Coronavirus, quando i clienti si accomodavano all'interno del Tin Tin Bar insieme ai loro cocktail, lasciandosi alle spalle la routine quotidiana. Ora, invece, restano fuori dal locale, ma hanno la possibilità di ordinare e bere a casa propria quantità cinque volte maggiori di prima per soli 25 euro .
Benji Blomenhofer, gestore del Tin Tin Bar di Stoccarda, Germania
NESSUN PRESTITO, MA TANTA INCERTEZZA
Dalla chiusura del bar, Benji e Jonas continuano a bussare alle porte delle banche, ma è come sbattere la testa contro un muro. Tutto quello che si sentono dire da settimane è più o meno: «Non prendiamo clienti nuovi», «Niente ristoratori», «Aspettiamo le nuove direttive del governo». Risultato: nessun sostegno finanziario. Se il bar fosse un'azienda con undici collaboratori, potrebbe usufruire di un prestito garantito al 100 % dallo stato e quindi dei 50.000 euro necessari per far fronte alla crisi. E allora, cos'altro possono fare? Non resta che tirare avanti e fare da sé, quel che è certo però è che senza aiuti finanziari non potranno resistere a lungo.
L'IDEA:
I cocktails in bottiglia da portare a casa
Le bottiglie c'erano già: tempo fa ne avevano ordinate 1.500. Nelle ultime quattro settimane ne sono state riempite, ritirate o consegnate circa 1.000. L'idea di organizzare un servizio d'asporto e di consegne a domicilio, in realtà, è nata da una necessità pratica, perchè gli ingredienti di produzione propria come sciroppi, cordial e decorazioni – per esempio la frutta disidratata – non potevano di certo restare chiusi e conservati per troppo tempo. Essendo ingredienti privi di conservanti si deteriorano più rapidamente dei prodotti comuni e se non avessero trovato una soluzione valida avrebbero perso e sprecato enormi quantità di materie prime, per non parlare delle ore di manodopera e fatica.
Così, senza esitazione, i due gestori hanno deciso di imbottigliare i drink, pubblicizzarli e venderli. Iniziative come «Paga ora e mangia più tardi» o «Supporta il bar della tua città» non fanno per loro. Da un lato non vogliono elemosinare aiuti e preferiscono fare qualcosa ed essere retribuiti; dall'altro potrebbero incassare ora, ma non al momento della riapertura. Tutte queste riflessioni, però, non cambiano la realtà: affitto e materie prime, per non parlare degli stipendi, sono da pagare subito e non possono essere rimandati.
LA SOSTENIBILITÀ AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Fin dall'inaugurazione del locale era escluso che i drink venissero serviti in bicchieri o bottiglie di plastica monouso. In questo bar, infatti, si rinuncia per quanto possibile a tutto ciò che può generare rifiuti poco sostenibili. È per questo che, già prima di aprire il locale, i titolari avevano ordinato un intero pallet di bottiglie di vetro da vendere ai clienti del bar o da regalare. Molti cocktail, in effetti, si trovano solo al Tin Tin Bar. Inizialmente le bottiglie non venivano restituite, ma vivevano una seconda vita come bottiglie per l'olio o per l'aceto nelle cucine di chi aveva consumato il drink.
Da quando Benji e Jonas lavano le bottiglie con una lavastoviglie professionale, l'intero sistema funziona alla perfezione. Se avessero deciso di lavare tutto a mano, il tempo non sarebbe stato sufficiente. Ora gli amanti dei cocktail possono restituire le bottiglie vuote e, al momento di ritirare l'ordine successivo, essere rimborsati di di 0,50 € per ogni bottiglia completa di tappo. Anche chi porta con sé il proprio sacchetto può usufruire dello sconto di 0,50 € sull'ordinazione. Questo sistema consente ai due titolari di tenere fede al principio di #zerospreco, anche durante la pandemia , a favore della sostenibilità e della solidarietà.
Benji e Jonas sono riusciti ad organizzare un sistema di vuoti a rendere grazie al cesto bottiglie meiko. Il cesto è stato presentato all'inizio dell'anno alla fiera Intergastra e permette ai gestori del bar di lavare 16 bottiglie in soli due minuti ad una temperatura di 67°C, rispettando le direttive HACCP, e garantendo la totale eliminazione di tracce di virus, Coronavirus compreso. Una soluzione brillante e igienica che regala la totale sicurezza ai gestori. Tutto questo, insieme al negozio online, offerto gratuitamente da un'agenzia di Stoccarda, è per i due ragazzi uno stimolo per superare questi tempi difficili. #Restiamouniti
PERCHÉ TUTTO QUESTO?
Da quando è arrivato il Coronavirus, per Benji e Jonas lavorare dieci ore al giorno, sette giorni su sette, è diventato normalità. Perché lo fanno? Da un lato per se stessi, ma dall'altro, naturalmente, per i loro clienti. Benji spiega: «Stiamo attraversando questo momento difficile tutti insieme. Per qualcuno, andare al bar una volta alla settimana o una volta al mese è come per altri bere il caffè alla mattina».
I titolari del bar hanno voglia di un po' di normalità, un tocco di Tin Tin, un tocco di vita vera – per se stessi e per i clienti. È per questo che lottano ogni giorno. E' per sentir suonare il campanello alla porta del bar, aprire, ricevere i clienti, accompagnarli al tavolo e offrire loro una splendita serata, in perfetto stile Tin Tin Bar.